La scuola è ricominciata come ogni anno. Un rito che si ripete molte volte nella vita di una persona, da studente e, per chi poi lo diventa, da insegnante.

Credo ci sia un nesso importante fra scuola e scrittura. Chi ama scrivere non può ignorare la scuola perché, oltre all’istruzione personale, è in quell’ambiente che si sviluppa il gusto e lo spirito critico per la lettura. Ed è grazie a giovani che amano e continueranno ad amare la lettura se, chi scrive, ha un futuro.

La scuola italiana ha dei grandissimi problemi, lo sappiamo tutti. Molti discorsi, pochi investimenti: tutte macchie che si ripercuotono poi sui ragazzi. Bravi professori, ci sono ancora per fortuna, spesso lasciati alla propria forza di volontà se vogliono proporre qualcosa in più o di diverso.

Uno spreco enorme di potenziale per le menti dei ragazzi che, seppur affogati in mezzo ai media e alla tecnologia, sono pronti a interagire, a criticare, a provocare, ma anche a essere stimolati e a donarsi con la generosità tipica dell’adolescenza, quando trovano qualcuno che sa ascoltarli e spronarli.

La scuola va ripensata, quella che è stata la nostra esperienza non si può applicare più. Noi non abbiamo vissuto questa tecnologia che cambia nel giro di pochi anni; non abbiamo vissuto in maniera così forte il melting pot che c’è adesso. Non si tratta di chiudere i confini dello Stato.

La realtà è questa e con essa i giovani di oggi devono imparare a convivere e a crescere. È solo con la conoscenza reciproca, culturale, intellettuale, che si sconfigge l’ignoranza. E questa conoscenza, in buona parte, arriva alle giovani generazioni dalla scuola, oltre che dalla famiglia.

Come si possono stimolare i ragazzi alla lettura se in casa si comprano pochi libri l’anno o non si comprano affatto, visto che il miglior insegnamento è l’esempio? Può essere visto un piacere leggere, se la scuola si limita a consigliare un libro al mese durante l’inverno (quando lo fanno), oltre il resto da studiare, e alcuni per le vacanze con obbligo di scheda critica? Se una azione diventa obbligata, che piacere se ne ricava?

E poi: se i classici vengono già studiati durante le ore d’italiano, perché non tentare un approccio alternativo con autori moderni o di genere, per far nascere la passione della lettura? Passione, appunto. Qualcosa che piace così tanto da non poterne fare a meno.

Perché non provare mezzi di lettura diversi, per i ragazzi più restii, come i tablet, i cellulari, l’e-reader? Sono solo le mie considerazioni da lettrice appassionata dall’età di cinque anni, da supplente precaria per pochi mesi, e da autrice che si è affacciata dall’altra parte. Credo proprio che se non curiamo la scuola, i lettori saranno sempre meno, non si formerà lo spirito critico nelle persone e l’omologazione imperverserà, come già accade, in modo preponderante.

Auguro quindi a tutti gli studenti, di avere voglia, non tanto di andare a scuola, quello va fatto, ma non limitatevi a ciò che arriva dall’istituzione. Ricercate con la tecnologia di cui siete così padroni, nuove forme e nuove strade per conoscere il mondo che vi circonda. Avete mezzi che noi ci sognavamo come pura fantascienza: usateli in modo positivo e costruttivo per allargare i vostri orizzonti.
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